Prigioniero 589
appunti di prigionia
di un tenente medico
di Gualtiero Marello
a cura di A. Marello, Casa ed. Espansione Grafica, Asti, 2002
Noi
dei Lager
Alessandro Ferioli
Il diario coevo del
Ten. Me. Gualtiero Marello (astigiano, 1906-1971), catturato ad Agrinion in
Grecia dopo l'8 settembre, costituisce una testimonianza di prim'ordine
sull'internamento, il cui ingresso nel panorama editoriale è da considerare
molto positivamente. Per lui il problema dell'adesione non si pone neppure,
tanto è irreversibile la sua presa di posizione: «Medico e basta». Nelle
infermerie del dottor Marello - nel Dulag 135 di Atene, nel campo n. 2 e
nell'ospedale 536 - entra tutto l'esercito italiano, consentendo al medico di
venire a conoscenza delle vicende armistiziali nelle diverse zone dei Balcani e
delle isole. Arrivano i resti della Divisione Acqui, preceduti da particolari
misure di sicurezza affinché nessuno possa comunicare con loro: «Dire
l'impressione che mi fanno è impossibile. Dire le condizioni in cui si trovano
è, per quanto mi sforzi, sempre al di sotto del reale». Marello poi riesce a
parlare con loro e raccoglie tutte le voci: e certo di una resistenza «parziale,
non totalitaria» (come sembra ormai storicamente acclarato, in difformità dalla
vulgata comune) e non annota mai nulla sul referendum che sarebbe stato indetto
dal gen. Gandin. Oltre a questi Marello raccoglie i racconti dei reduci di
Rodi e di Lero, e le narrazioni delle sevizie praticate dai tedeschi: «Ad
Agrinion gli italiani si sottopongono a questa prova: a regione glutea
scoperta, piegati sulle gambe, sopra
un recipiente pieno d'acqua gelata; le braccia sono distese e devono sorreggere
in equilibrio un pesante bastone. I tedeschi che presiedono a tali sedute
godono di una gioia matta per l'immancabile tuffo nel recipiente». I soldati
provenienti dal campo di Titorrea, affidato alla custodia dei liberi arabi, gli
confidano invece con terrore le sevizie sessuali subite nei gabinetti. Marello,
pur predisposto per missione professionale alla comprensione, è sempre netto
nei giudizi, e non salva ufficiali superiori pavidi, cappellani licenziosi,
propagandisti fascisti (come un capitano che il giorno di Pasqua gli rivolge
le parole: «Sia questo giorno anche per voi giorno di resurrezione;
rinnovatevi, superate il fosso che vi separa da noi; risuscitate!»). Poi, dopo
l'arrivo degl'inglesi, tutti i gatti tornano neri, e gli ex aderenti sono i
primi a farsi passare per resistenti: «Chi ha pianto ha pianto, chi ha goduto
ha goduto - chiosa Marello - La sofferenza, non lo ripeterò mai a sufficienza,
che il prigioniero ha veramente sofferto è stata ancora una volta ironicamente
beffata dalla vita goduta, spregiudicata e viziosa». E in effetti è stato
proprio così.
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