La Stampa
Carlo Francesco Conti
Un
riconoscimento postumo a un'operetta che e' rispuntata settant'anni dopo essere
stata scritta. Lo ha destinato l'assessorato alla Cultura della Regione a
«Presepieide», testo teatrale firmato da Gualtiero Marello, per anni medico
condotto di Montemarzo, morto nel 1971. Un'operetta inedita e mai andata in
scena, finita in mezzo ad altre carte e dimenticata fino a ieri. Fino a quando
il testo e' stato ritrovato dal figlio Alberto, farmacista ad Alfiano Natta,
dopo una serie di ricerche degne di un giallo letterario. Cinque anni fa,
Alberto Marello curò la pubblicazione del diario di prigionia del padre, nel
volume intitolato «Prigioniero 589». Anche quello era un testo «nascosto».
L'autore non ne aveva mai parlato ai figli, ma alla morte della moglie, i figli
trovarono molti oggetti custoditi gelosamente, tra cui il diario di prigionia e
le lettere scambiate con il fidanzato, che poi sarebbe diventato marito.
Leggendo queste lettere, Alberto Marello ha scoperto dell'esistenza della
«Presepieide». «Nostro padre non ce ne ha mai parlato - spiega - come non ci
aveva mai parlato del diario di prigionia in Germania. Alla mamma però aveva
spiegato di aver scritto questa operetta fra il 1935 e il 1937, che sarebbe
stata musicata dal parroco di Montemarzo». Aggiunge Marello: «Tra le carte di
mamma però il testo non si trovava. Ho cominciato a cercarla un po'
dappertutto. Ho sparso la voce e cercato di capire dove potesse essere finita.
Alla fine ho scoperto dove si trovava. Era nella cassaforte che conserva anche
gli scritti di Gino Turello». Anche Turello era di Montemarzo, della
«Ghirlandina», e aveva la passione della scrittura. Aveva pubblicato
«Radiografia di un maledetto» e racconti inediti furono poi pubblicati postumi
nei volumi «Fucilate sante» e «La colpa fu del biancospino». Turello morì in un
incidente stradale agli inizi degli Anni '70. «Mio padre - ipotizza Alberto
Marello - probabilmente aveva chiesto a Turello di leggere il testo, magari per
chiedergli un parere letterario. Oppure era stato Turello a chiederglielo,
incuriosito dalle vicende descritte nell'operetta». E aggiunge: «Poi,
probabilmente, mio padre si e' dimenticato di farsi restituire il manoscritto.
Oppure, chissà, forse ne aveva perso le tracce e nessuno dei due ricordava più
dove fosse finito. Con le cartelline di manoscritti e' facilissimo». Complice
dell'amnesia, peraltro, fu anche la seconda guerra mondiale. Il giovane
laureato Gualtiero Marello, qualche anno dopo aver scritto la «Presepieide» fu
richiamato e partì come tenente medico con la Divisione «Casale» alla volta
della Grecia. Dopo l'8 settembre fu catturato dai tedeschi e internato in un
campo di prigionia. «Nelle lettere a mia madre - ricorda ancora Marello - si fa
cenno a una possibile messinscena, però ostacolata. Forse dal podestà
dell'epoca, che pure sembra fosse una persona di cultura. Ma e' anche probabile
che gli amici di mio padre gli consigliarono di lasciar perdere per evitare
ripercussioni. Erano momenti in cui una parola di troppo poteva costare cara».
Ora il testo di Gualtiero Marello, recuperato e inviato dal figlio Alberto al
concorso regionale «Premio per un testo teatrale nelle lingue del Piemonte», sarà
pubblicato nella collana del Centro Studi Piemontesi «Ca' de studi Piemonteis».
Lo ha decretato la giuria formata da Mario Brusa, Nicola Gallino, Piergiorgio
Gili, Marco Gosso, Albina Malerba, Graziano Melano, Massimo Scaglione, Giovanni
Tesio e Silvio Viberti. «E' una vera soddisfazione - commenta Alberto Marello -
aver ottenuto un riconoscimento del genere, anche se mi sarebbe piaciuto
poterla rappresentare. Purtroppo le musiche non siamo ancora riuscite a
trovarle. Sarebbe bello se qualche artista astigiano avesse voglia di musicare
l'operetta di mio padre, e una compagnia volesse provare a portarla sul palcoscenico».
Un appello a cui ha già risposto Aldo «Cerot» Marello, cugino di Alberto, che
all'attività' di campione di tamburello affianca quella di cantautore. Chissà,
il debutto potrebbe non essere così lontano.
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