sabato 11 aprile 2015

Il furto dell'anima


Carla Palazzo

A lettura ultimata, mi sembra doveroso esprimere il ringraziamento più vivo e sentito a coloro che mi hanno dato la possibilità di leggere un libro che ha suscitato in me commozione e ammirazione. L’analisi lucida e rigorosa degli avvenimenti, nei quali pare che l’uomo abbia raggiunto l’apice della malvagità, mi ha commossa fino alle lacrime e nello stesso tempo, scorrendo via via le pagine, mi ha consentito di soffermarmi  a riflettere sulla vita dell’autore, permeata di onestà, rettitudine, amore alla famiglia, attaccamento al proprio dovere professionale; ora il Dott. Gualtiero Marello non è più, eppure parla come vivesse ancora. Ho scoperto in lui, grazie al suo linguaggio lineare, ma penetrante, essenziale, ma intenso, le doti di scrittore che sa, coinvolgendolo, calamitare l’attenzione del lettore.
È indubbio che le esperienze evidenziate dall'autore giungono alla nostra coscienza come un monito a non ripetere le tragedie che sono avvenute per volontà di pochi e nell'indifferenza di molti. Sembra trasparire tra le righe qualcosa di ben più sottile e atroce degli orrori, dei soprusi, dell’ingiustizia degli uomini: il “furto” dell’anima, la sottomissione assoluta al più forte, la privazione della volontà, l’annientamento indotto dalle torture morali, prima che fisiche. Il testo, che fortunatamente è stato dato alle stampe, costituisce un prezioso tassello, degno di inserirsi del grande mosaico della memoria; la memoria è un dovere, perché un popolo che non ricorda è destinato a ripetere gli errori che ha dimenticato.


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