lunedì 6 aprile 2015

Medico e basta

Prigioniero 589


appunti di prigionia di un tenente medico
di Gualtiero Marello
a cura di A. Marello, Casa ed. Espansione Grafica, Asti, 2002



Noi dei Lager
Alessandro Ferioli

Il diario coevo del Ten. Me. Gualtiero Marello (astigiano, 1906-1971), catturato ad Agrinion in Grecia dopo l'8 settembre, costituisce una testimonianza di prim'ordine sull'internamento, il cui ingresso nel panorama editoriale è da considerare molto positivamente. Per lui il problema dell'adesione non si pone neppure, tanto è irreversibile la sua presa di posizione: «Medico e basta». Nelle infermerie del dottor Marello - nel Dulag 135 di Atene, nel campo n. 2 e nell'ospedale 536 - entra tutto l'esercito italiano, consentendo al medico di venire a conoscenza delle vicende armistiziali nelle diverse zone dei Balcani e delle isole. Arrivano i resti della Divisione Acqui, preceduti da particolari misure di sicurezza affinché nessuno possa comunicare con loro: «Dire l'impressione che mi fanno è impossibile. Dire le condizioni in cui si trovano è, per quanto mi sforzi, sempre al di sotto del reale». Marello poi riesce a parlare con loro e raccoglie tutte le voci: e certo di una resistenza «parziale, non totalitaria» (come sembra ormai storicamente acclarato, in difformità dalla vulgata comune) e non annota mai nulla sul referendum che sarebbe stato indetto dal gen. Gandin. Oltre a questi Marello rac­coglie i racconti dei reduci di Rodi e di Lero, e le narrazioni delle sevizie praticate dai tedeschi: «Ad Agrinion gli italiani si sottopongono a questa prova: a regione glutea scoperta, piegati sulle gambe, sopra un recipiente pieno d'acqua gelata; le braccia sono distese e devono sorreggere in equilibrio un pesante bastone. I tedeschi che presiedono a tali sedute godono di una gioia matta per l'immancabile tuffo nel recipiente». I soldati provenienti dal campo di Titorrea, affidato alla custodia dei liberi arabi, gli confidano invece con terrore le sevizie sessuali subite nei gabinetti. Marello, pur predisposto per missione professionale alla comprensione, è sempre netto nei giudizi, e non salva ufficiali superiori pavidi, cappellani licenziosi, propagandisti fascisti (come un capitano che il giorno di Pasqua gli rivol­ge le parole: «Sia questo giorno anche per voi giorno di resurrezione; rinnovatevi, superate il fosso che vi separa da noi; risuscitate!»). Poi, dopo l'arrivo degl'inglesi, tutti i gatti tornano neri, e gli ex aderen­ti sono i primi a farsi passare per resistenti: «Chi ha pianto ha pianto, chi ha goduto ha goduto - chio­sa Marello - La sofferenza, non lo ripeterò mai a sufficienza, che il prigioniero ha veramente sofferto è stata ancora una volta ironicamente beffata dalla vita goduta, spregiudicata e viziosa». E in effetti è stato proprio così.

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