venerdì 3 aprile 2015

Testimonianze

Affollato incontro per presentare il diario di guerra del medico che animò la Fuci di Asti



Il dottor Marello rivive con "Prigioniero 589"

A San Marzanotto testimonianze a più voci, presente anche Guido Bodrato

Gazzetta d'Asti
Guido Gabbio

Sono emozionato e commosso a parlare di fronte a una platea così numerosa e qualificata, passo le mie giornate dietro al bancone di una farmacia. Mio padre, morto nel 1971, ha trascorso durante la seconda guerra mondiale un periodo internato in un campo di concentramento in Grecia. Ritornato in patria, mai parlò di cosa successe e come visse quegli anni. 
Dopo la morte di mia madre, rovistando tra le sue carte, uscì il diario di prigionia di papà, fogli scritti su carta velina con grafia micidiale, da medico, e altri fogli li ho trovati nel sottofondo di un cassetto. Ho impiegato tre anni per riuscire a pubblicare questo libro, un racconto ricco di riflessioni e paure, un atto dovuto e voluto di un figlio nei confronti di un padre e dei suoi ricordi.Teniamo cara la piastrina con su scritto 589, il numero di matricola di papà. Il libro è tutto di papà, niente c'è di mio, anche se ho tagliato certe parti e le descrizioni di persone italiane e tedesche, da lui condannate perché vili e codarde, o arroganti e presuntuose. Di mio, nel libro, c'è soltanto la copertina ricavata da una foto di papà datata 17 luglio 1944, che ritrae l'ospedale militare da campo, in Atene.
Così il dottor Alberto Marello, quintogenito di Gualtiero e Angela Delfino, presenta sabato pomeriggio 11 gennaio nel salone parrocchiale di San Marzanotto, affollato di autorità e cittadini, il volume "Prigioniero 589. Appunti di prigionia di un tenente medico", diario di guerra redatto dal papà Gualtiero ed edito dalla casa editrice "Espansione Grafica" di Asti. Sono 160 pagine al prezzo di 14,90 euro che danno fiato e vita alle parole dell'allora tenente medico della "Casale", inviato come tanti altri giovani a "spezzare le reni alla Grecia" e finito dietro un filo spinato.
Dopo aver ringraziato quanti gli anno permesso di pubblicare il libro, Alberto Marello legge la lettera inviata dal prigioniero alla moglie (Nini, quante volte ho parlato di ...) e poi consegna una copia del volume a Giuseppe Giacosa, capogruppo Ana di San Marzanotto.
Nanni Bianco, presidente del circolo "La Cattolica" afferma che il dottor Gualtiero Marello è "stato per noi un medico e un amico e ringrazio Alberto per aver recuperato la memoria del papà", mentre Emilio Pavese di Montemarzo rilegge l'elogio funebre che suo papà fece, trent'anni fa, del dottor Gualtiero: "Dovere e amore ci hanno sempre legati, quante vite hai salvato tu medico condotto a San Marzanotto e a Montemarzo. Ti chiamano medico dei poveri e lo eri davvero ...".
Il professor Carlo Currado, che ha da poco compiuto 101 anni e fu collega del Marello, non è presente per motivi di salute e così la moglie legge la lettera scritta per l'occasione in cui, tra l'altro, definisce Gualtiero "come il buon medico, modello di saggezza che ascoltava lungamente il malato e gli sapeva parlare, dire parole di conforto e rassegnazione, con una ferma fede in Dio".
L'assessore Mariangela Cotto, sanmarzanottese doc: "Circa un anno fa Alberto Marello mi confidò che stava preparando una sorpresa e subito pensai a qualche video o a uno spettacolo teatrale di cui lui e i suoi amici hanno più volte dato sfoggio con bravura. Invece era un libro, molto bello e con testimonianze del passato, di chi ha fatto la guerra e di chi non la voleva".
"Qualche sera fa - racconta il sindaco Vittorio Voglino - durante un incontro che Mariangela Cotto ha tenuto nel salone della Provincia le ho comunicato di aver letto il volume "Prigioniero 589" e avere trovato pagine di vera letteratura e grande umanità. Il libro è un racconto di storia vissuta, dove vengono evidenziate le crudezze e disumanità quotidiane nel campo di concentramento. E' un libro che anche i giovani devono leggere. La vita, qualche volta, è dolore e tristezza ma Gualtiero mai ha ceduto allo sconforto e alla disperazione perché dentro di sé aveva risorse per continuare il cammino.
L'eurodeputato Guido Bodrato, cugino dei Marello, confida: "Sono rimasto sorpreso allorché Alberto mi portò il dattiloscritto riordinato del diario di prigionia di suo padre. Mai avrei pensato che l'allora tenente medico avesse avuto voglia di scrivere. E' giusto pubblicare queste memorie che ci permettono di ritornare ad un tempo ormai lontano che è difficile trasmettere alle nuove generazioni. Gualtiero, in terra greca, ha dovuto misurarsi fino in fondo con la propria coscienza, dopo l'8 settembre 1943, quando dovette scegliere se andare con i tedeschi oppure essere considerato prigioniero. In quella situazione, il numero degli ufficiali e dei soldati che passa dalla parte dei tedeschi aumenta di giorno in giorno ma il tenente Marello sceglie di non aderire e dunque viene confinato nel campo di prigionia, sorretto sempre dalla fede cristiana e dal ricordo della famiglia che lo aspettava in patria".
"Ho conosciuto Gualtiero Marello e per vent'anni sono stato al suo fianco come amico - precisa  monsignor Guglielmo Visconti - e il libro ci conferma l'umanità di questo medico. Solo Dio sa il bene che ha compiuto quello che veniva definito il "dottore dei poveri". Egli si accostava ai malati con professionalità e intuito, sempre al loro servizio. Era grande perché semplice e umile, e oggi abbiamo bisogno di queste figure".
Mons. Visconti, con il viso rigato dalle lacrime e la voce incrinata dall'emozione, prosegue nel ricordo: "Dopo la prigionia, il Marello partecipa alla vita dell'Azione Cattolica astigiana, fonda il gruppo laureati e con la Fuci organizza cicli di conferenze e incontri con personalità quali Silvio Golzio, Padre Enrico da Ravasenda, il cardinal Siri e il professor Michele Pellegrino, che poi diventerà arcivescovo di Torino e cardinale. Dalla lettura dei suoi appunti di prigionia credo che anche le persone che hanno conosciuto il dottor Marello possono affermare che ora lo conoscono meglio e chi non lo conosceva potrà dire di aver fatto un'autentica e gradita scoperta".
La professoressa Anna Maria Cotto presenta il libro definendolo "un testo che potrebbe entrare nella scuola e sarebbe di grande utilità per i giovani. L'ho letto e riletto, ed è stata una lettura piacevole; lo stile è essenziale ma non povero, un vero documento storico e umano. Dividerei gli appunti in tre parti: la prima è raccontata al passato, la seconda è un'analisi sintetica e drammatica delle truppe italiane in Grecia, e l'ultima è personale dove prevalgono le riflessioni e le analisi. Il volume mette in rilievo la drammaticità del dopo l'8 settembre 1943 con pagine che evidenziano l'incertezza, lo sfacelo, l'abbandono, il tradimento, l'ansia, la precarietà, l'incognita per il futuro, le scelte di onestà e correttezza, i dubbi, gli opportunismi e le vigliaccherie. Gualtiero loda chi non giura fedeltà alla R.S.I., è duro soprattutto per chi perde la propria dignità".
Don Battista Torchio, ex arciprete di San Marzanotto: "La fede da una marcia in più all'uomo Marello. Dall'unghia si vede il leone". Scarno ma efficace intervento, salutato da scroscianti applausi.
Una signora di Asti, Gigliola, porta la sua testimonianza: "Ho scoperto trentaquattro anni fa che il mio primo marito aveva un linfosarcoma. Il dottor Marello ci accompagnò a una visita a Genova e ci fu vicino. Mio marito fu poi ricoverato per sei mesi alla casa di cura sant'Agostino, in Modena, e Gualtiero andò più volte a fargli visita e gli fu vicino quando morì. Sono cose che non si dimenticano".   

   

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