domenica 5 aprile 2015

Ricordare Conoscere Riflettere

Gli scritti raccolti dal figlio Alberto

La prigionia di un tenente

Il diario di Gualtiero Marello in Grecia nella seconda guerra


La nuova provincia
Aldo Gamba


E' stato presentato sabato 11 gennaio nel salone parrocchiale di San Marzanotto il libro "Prigioniero 589" (ed. Espansione grafica). Il volume curato da uno dei figli dell'autore, Alberto, comprende il diario che Gualtiero Marello, allora tenente medico, scrisse durante i mesi della sua prigionia in Grecia, al tempo della seconda guerra mondiale, dal 9 settembre 1943 (e quindi dal giorno successivo l'armistizio) sino al novembre 1944, quando i militari furono rispediti in patria; la guerra sembrava finita, ma l'Italia era ancora attesa da lunghi mesi di lotta partigiana. Marello tornò ad Asti soltanto nell'estate del 1945.
Gualtiero Marello era nato a Cremolino nel 1906; quando i fatti della guerra lo portarono in Grecia aveva 37 anni, era sposato da cinque con Angela Delfino, "Nini", e dal loro matrimonio erano nati due figli, Paolo ed Enrico (altri nasceranno dopo il termine del conflitto); la sua professione era quella di medico condotto nel comune di Asti. Era anche attivo in seno all'Azione Cattolica - e questa sua profonda convinzione religiosa influenzerà anche le scelte che dovette compiere in prigionia - tanto che dopo la guerra sarà fondatore e per vent'anni presidente del gruppo Laureati nell'ambito dell'associazione. Ad Asti, dove molti ancora lo ricordano, era detto il "medico dei poveri" per l'abnegazione e l'umanità con cui svolgeva la sua missione. 
In qualità di tenente medico fu inviato in Grecia, ad Agrinion, proprio nei giorni in cui l'Italia firmava l'armistizio con gli alleati e a pochi chilometri di distanza stava per avvenire l'immane tragedia di Cefalonia e Corfù. Anche Marello e i suoi compagni dovettero affrontare il dilemma se passare con i tedeschi, combatterli, darsi alla macchia: la risposta, si legge nel diario, fu unanime: "restare coerenti con la missione di medici". E, di conseguenza, la decisione di non restare con i tedeschi. Ed ecco allora la prigionia, dura, anche se i nazisti evitarono di ripetere ad Agrinion l'infamia di Cefalonia.
Ma di quanto avvenne nei mesi di prigionia, ricorda il figlio Alberto, il padre non volle mai parlare in famiglia; soltanto dopo la morte della moglie di Marello (lui era mancato nel 1971) furono ritrovati dai familiari dei fogli di carta velina, scritti a grafia minuta e risalenti all'epoca della guerra, in cui il medico raccontava in un diario indirizzato alla sua Nini le vicende dei giorni passati nel campo di internamento greco, dai quali risulta un comportamento e un atteggiamento mentale di alto rigore morale, di grande rettitudine.
Due anni di febbrile lavoro di riordino del materiale hanno portato ora alla pubblicazione di questo libro, che si avvale di una prefazione di monsignor Guglielmo Visconti (il quale delinea l'impegno religioso di Marello) e di una introduzione di Guido Bodrato. Lo stesso Bodrato ha partecipato alla presentazione del volume a San Marzanotto. 

Nessun commento:

Posta un commento