domenica 19 aprile 2015

Il passaggio per l'inferno



Carlotta e Alberto Guareschi

Gentilissimo dottor Marello, 
da anni raccogliamo testimonianze e documenti sulla vicenda degli Internati Militari, e abbiamo messo insieme un archivio "sentimentale" al quale teniamo moltissimo. Stiamo leggendo gli "appunti di prigionia" di suo padre: sono pagine belle, precise e importanti, perché oltre ai fatti , visti con chiarezza, precisione e intelligenza, raccontano e spiegano quella tempesta che sconvolse le vite di tanti giovani e che li mise davanti a una scelta per niente facile. Immaginiamo quello che avete provato leggendo, riga dopo riga, il passaggio per l'inferno dei Lager. Come molti figli di ex internati ci sentiamo in un certo senso "derubati" proprio da nostro padre, di una parte del suo passato, per quella forma di "rimozione" comune a tanti di loro (..non parlerò ... non comprenderebbero nulla"...). Rimozione che aveva contagiato anche nostra madre: non ci hanno mai parlato delle sofferenze di quel periodo, al massimo ricordavano gli espedienti e le difficoltà della vita di tutti i giorni, probabilmente per il timore di caricare sulle spalle di noi figli il peso del dolore e dell'angoscia provati.
Leggendo diari come quello di suo padre si finisce per volergli bene. Era proprio un galantuomo all'antica. Sapesse quante cose comuni al nostro abbiamo trovato: la fiducia nella Provvidenza, alla quale si affidavano e sulla quale contavano per sopportare il peso di quella che ritenevano una giusta scelta, con tutte le incognite che comportava, l'ironia buona nell'annotare le debolezze dei compagni, ad esempio il tormento più che della fame, della paura della fame, la fermezza incrollabile.
Avete fatto bene a pubblicare questo diario. E' il modo giusto per far conoscere questo episodio unico nella Storia per il numero di coloro che hanno dato vita a questa Resistenza senza armi, per la durata, per i principi che hanno determinato la scelta dei reticolati. Ma tutte queste cose lei le conosce benissimo. Ci permetta di inviarle questi "Ricordi speciali" anche nelle condizioni dolorose e drammatiche nelle quali hanno vissuto, i nostri cari "non hanno vissuto come bruti".
Con sincera amicizia.

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