venerdì 15 maggio 2015

La vicenda dimenticata


Storia e futuro 
Gianluca Rossini

“Potremmo passare giorni e notti l’uno accanto all'altra, a chiedere e rispondere su un’infinità di cose che tu supponi neppure: di cose che ho visto ed ho sentito, di fatti che ho intuito dalla prudenza dei segni e dall'eloquio delle occhiate; di drammi che hanno emaciato fino all'inverosimile i volti di molti italiani, di tragedie che hanno fatto piangere lacrime di sangue a molti giovani con una colpa uguale alla mia, con un destino più crudo del mio. Non so neppure se vorrò dire tutto; perché credo che quando avrò riguadagnato il conforto e la pace della mia famiglia, si quieterà in me l’ansia dei giorni trascorsi e prevarrà un solo desiderio: quello di dimenticare, di dimenticare tutto perché tutto è brutto, doloroso, cupo, vergognoso”.
Così scrive l’ufficiale medico Gualtiero Marello alla moglie il 25 luglio 1944, internato nei pressi di Atene. In questa frase si riassume gran parte della vicenda, pressoché dimenticata, degli IMI, gli Internati militari italiani. Questa lettera, insieme ad altre lettere e diari, fa parte del lungo lavoro di ricerca e riordino che Mario Avagliano e Marco Palmieri hanno sintetizzato nel libro, edito da Einaudi, Gli Internati Militari Italiani: Diari e lettere dai lager nazisti 1943-1945.

Le vicende della seconda guerra mondiale sono state, negli anni, ampiamente studiate ed approfondite nei vari aspetti che l’hanno caratterizzata: il fascismo, il nazismo, la Shoah, la Resistenza. Tutti questi aspetti sono noti, almeno nei loro tratti principali, a tutti gli italiani, anche grazie all'ampia trattazione che la scuola e la filmografia hanno prodotto negli anni. Questo non vale per quanto riguarda il destino che colpì i 710000 circa militari italiani, sorpresi dall'improvvisa ed inaspettata notizia dell’armistizio dell’Italia l’8 settembre 1943 e poi deportati nei lager nazisti. Tale vicenda, non solo è stata per lungo tempo affatto trattata ed analizzata dagli storici e dalla politica ma, ancora oggi, è pressoché sconosciuta alla stragrande maggioranza della popolazione italiana e probabilmente non potrà mai essere conosciuta in modo esaustivo. Il giorno dell’armistizio viene comunemente definito lo “sbandamento”, ovvero il giorno in cui l’esercito si trasformò in “esercito di sbandati”, senza più uno stato maggiore a dettare le direttive, senza più il supremo comandante, il re, come punto di riferimento ... 

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